Elezioni politiche 2022 | PROGRAMMA DI GOVERNO

In questi anni abbiamo dato il nostro contributo per cambiare l’Italia, renderla un Paese più moderno, sicuro, a misura di famiglia, con al centro il lavoro. Abbiamo difeso i confini, supportato gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, le partite Iva e tutti coloro che creano ogni giorno occupazione e ricchezza, chiedendo allo Stato solo di poter lavorare senza avere continuamente i bastoni tra le ruote. Ci siamo impegnati per evitare che il Covid fermasse del tutto la nostra economia, per garantire adeguato sostegno ai redditi, defiscalizzazioni e aiuti concreti alle categorie più penalizzate. Abbiamo scongiurato una riforma del catasto che avrebbe avuto una ricaduta negativa sulle imposte per la casa, bene primario da tutelare.
Abbiamo accompagnato il Paese con grande senso di responsabilità nella ripartenza, ma ci aspetta ancora tanto lavoro per tornare al vertice delle classifiche mondiali per ricchezza, sviluppo, crescita e modernità.
La sfida, messa nero su bianco nel nostro programma elettorale, è quella di voler essere aderenti alla realtà, consapevoli di ciò che si può effettivamente realizzare.
Ma non può mancare la visione di una scena ideale per “L’Italia che vogliamo” che ci spinge a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a trovare soluzioni di lungo termine per il bene del Paese e il benessere dei suoi cittadini: questo è il fine ultimo della Politica!

Questo programma non sarà perciò un “libro dei sogni” o di facili promesse suggestionanti, ma un insieme di obiettivi chiari, concreti, sostenibili e fedeli all’impostazione che la Lega ha sempre dato alla sua azione politica, da realizzare in un progetto di legislatura.
Ogni proposta non può prescindere dall’attuale scenario internazionale: pandemia, guerra in Ucraina, instabilità internazionale, crisi delle materie prime e delle filiere di produzione internazionali. A ciò fanno seguito le ricadute sul piano economico e sociale interno: inflazione, perdita di potere di acquisto, tassazione eccessiva che non rende competitiva la nostra economia su scala globale, percezione di insicurezza legata a una ripresa dei flussi migratori e crisi energetica.

L’Italia ha un problema culturale e gestionale che si può riassumere in una semplice formula “Pensiero corto, azione lenta”. Il primo è l’incapacità di dare una vera strategia di medio e lungo periodo al nostro Paese, in tutti i settori di attività.
La seconda è la snervante complessità e, appunto, la cronica lentezza decisionale della nostra Pubblica Amministrazione. Tante norme, tante procedure, tante contraddizioni e conseguenti “interpretazioni”, che si traducono in una sostanziale inerzia amministrativa del Paese. Un Paese che, da almeno vent’anni, ha smesso di crescere, paralizzato dalla propria stessa complessità “barocca” di funzionamento.

ll primo obiettivo da porsi, dunque, è cambiare mentalità e passo: non più un’Italia che pensa corto e agisce lentamente, ma al contrario un Paese che pensa lungo e agisce velocemente.

Quando nel 2018 la Lega si presentò alle elezioni con il suo programma di Governo, il Paese usciva da un 2017 di crescita moderata, all’1,7%, che aveva riportato il Pil reale a 1704 miliardi, immediatamente sopra il livello del 2003, pari a 1699 miliardi (fonte: Fmi). Quattro anni dopo, nel 2022, le previsioni a metà anno sono ancora caratterizzate da una discreta incertezza. Il Fmi nell’aggiornamento di luglio prevede per l’anno una crescita del 3%, che porterebbe il Pil del 2022 a 1727 miliardi, appena sotto il dato pre-pandemico di 1729 miliardi nel 2019.

Quindi siamo fuori dalla crisi?

Purtroppo no, perché questo risultato, se verrà raggiunto, sarà comunque inferiore del 3,7% al massimo storico prima della crisi finanziaria globale (pari a 1795 miliardi nel 2007), e sarà molto vicino al valore del Pil nel 2004, pari a 1724 miliardi.
Proprio così: il Pil del 2022, se tutto andrà bene, sarà pari a quello di 18 anni fa! Quasi una generazione di crescita e di prosperità è andata perduta, sotto l’urto prima della crisi finanziaria globale, poi dell’austerità, e, da ultimo, della pandemia. Nella storia del nostro Paese non si era mai verificato nulla di simile.
Se in termini di Pil la situazione del Paese è sostanzialmente identica a quella del 2018, due indicatori sono peggiorati drasticamente: il debito pubblico, che in rapporto al Pil è aumentato dal 134% al 147%, dopo aver toccato un massimo del 155% nel 2020, principalmente per il brusco calo del Pil non ancora recuperato, e l’inflazione, che ha superato il 7%, toccando a giugno i valori del gennaio 1986. Se all’aumento dell’inflazione si dovesse rispondere, come all’inizio degli anni ’80, con un brusco aumento dei tassi di interesse, il Paese fronteggerebbe problemi di sostenibilità della finanze pubbliche e private, che vanno a tutti i costi scongiurati.
Ci sono variabili che non dipendono da noi, come il costo di certe fonti di energia, che rischiano di minare la ripresa, ma ci sono fattori che sono interamente nel nostro controllo: su questi si può e si deve agire, in primo luogo portando a termine il programma proposto nel 2018.
Alcune delle proposte di quel programma sono attualmente in fase di approvazione o approvate, come la Flat Tax per le partite Iva fino a 65mila euro di fatturato, la riforma del contenzioso tributario, l’inversione dell’onere della prova in materia tributaria, i “decreti sicurezza”, “quota 100”, il “codice rosso” e la “legittima difesa”. Abbiamo sostenuto e promosso la realizzazione delle grandi opere come la Tav, il Tap, le grandi arterie autostradali e l’Alta velocità.
Ancora molto resta da fare per garantire la sovranità digitale del nostro Paese in un’epoca che è sempre più interconnessa.
Altre proposte saranno nuovamente al centro della nostra azione politica e di governo, con una maggioranza unitaria di centrodestra.
Fra queste, ad esempio, l’estensione della Flat Tax e una nuova Pace fiscale, assolutamente indispensabili per la ripartenza del Paese.
Vogliamo dunque ripartire da qui, dalle nostre proposte di legge depositate in Parlamento, dalle battaglie storiche della Lega come quella sul contrasto all’immigrazione irregolare, l’attuazione della riforma sull’autonomia differenziata, la tutela della sicurezza, il diritto alla pensione, la difesa dei lavoratori autonomi, dei “piccoli” e di tutti coloro che non hanno alcuna tutela e rischiano ogni giorno del proprio per garantire sviluppo e lavoro.

Nessuno deve restare indietro, tutti devono avere diritto alla piena realizzazione di sé e delle proprie aspettative di vita all’interno della società.

Per questo motivo la nostra attenzione è rivolta anche ai soggetti più fragili, ai disabili, agli anziani, che dovranno essere giustamente supportati come abbiamo dimostrato di saper fare. È infatti grazie alla Lega che abbiamo ottenuto che fosse dedicato un Ministero al mondo della Disabilità, grazie al quale abbiamo aumentato l’assegno unico e incrementato il fondo per il sostegno ai disabili. E poi la tutela della famiglia, che va difesa e valorizzata come pilastro fondante della società e generatore di futuro per il Paese, la promozione dello sport come “medicina preventiva” (sempre grazie alla Lega, l’Italia ospiterà le Olimpiadi invernali del 2026), il supporto al terzo settore, parte integrante del sistema sociale di aiuto ai territori e ancora un nuovo paradigma per la scuola, con soluzioni di vera inclusione, con modalità di apprendimento più esperienziali e coinvolgenti in grado di valorizzare le singole attitudini e i talenti dei nostri giovani.

La scuola, insieme alla famiglia, è il luogo più importante per creare un valore tangibile per tutta la società.

I bambini sono il futuro del Paese!

Ed è per questo fondamentale sostenere incisive politiche familiari con un reale aiuto alle donne per favorirle nel loro ruolo di madri e lavoratrici. Non possiamo infatti più tollerare un Paese in cui la donna è costretta a scegliere tra maternità e lavoro.
Per cambiare il Paese, bisogna avere visione, coraggio, capacità di innovazione e solidi valori su cui poggiare l’azione politica.

Quattro sono le “questioni" sulle quali fondiamo la nostra proposta programmatica:

• la questione federalista: bisogna incrementare ulteriormente l’autonomia amministrativa dei territori, mantenendo l’unità dello Stato e garantendo dei “livelli essenziali di prestazione" uniformi su tutto il territorio nazionale; in questo senso, occorre ridare centralità al tema dell’autonomia differenziata

• la questione liberale: è dal 1995 che l’Italia attende il completamento di un’autentica, grande riforma liberale, che rilanci l’iniziativa imprenditoriale e quindi l’economia nel suo complesso; è giunta l’ora di attuarla

• la questione sovranista: occorre ribilanciare il rapporto fra poteri sovranazionali e poteri nazionali, e l’Italia deve ricominciare a perseguire, con visione e determinazione, i propri legittimi “interessi nazionali“

• la questione repubblicana: la caduta del senso civico e del valore della «res publica» è sotto gli occhi di tutti, è necessario ricostruire e rivalorizzare entrambi, partendo innanzitutto dalla scuola e dall’educazione

L’Italia merita di tornare a crescere, di uscire dal cono d’ombra nel quale è caduta, riconquistando la sua leadership internazionale, valorizzando le eccellenze che ci contraddistinguono e che ci hanno reso un simbolo di bellezza, arte, cultura, capacità imprenditoriale e genialità in tutto il mondo.

Noi faremo la nostra parte mettendoci idee, cuore e coraggio!

La differenza però la farà ciascuno di Voi, scegliendo la visione di Paese che più lo rappresenta.

Noi, qui, vi proponiamo la nostra.

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